Cosa vuol dire essere un discepolo di Gesù Cristo
Caratteristiche essenziali per vivere come un vero discepolo di Cristo.
1. Cosa significa “discepolo”
La parola “discepolo” deriva dal termine greco μαθητής (mathētēs), che in generale si riferisce a qualsiasi "studente", "allievo", "apprendista" o "seguace" in relazione a un “insegnante”.
Altri sinonimi di “discepolo” sono: alunno, scolaro, educando, aderente o discente [dal lat. discens -entis, part. pres. di discĕre "imparare"], ovvero colui che impara, che riceve l’insegnamento di un maestro.
Nel mondo antico, tuttavia, spesso indicava i devoti seguaci di un grande leader religioso o insegnante di filosofia. Nel cristianesimo il termine discepolo indica un devoto seguace di Gesù.
Bisogna tenere presente che nel mondo antico il significato di “discepolo” non era limitato, come quello di oggi, in senso generico di studente. Nel mondo antico, sia della Bibbia che esterno ad essa, il discepolo non solo si ricordava degli insegnamenti ascoltati dal suo insegnante, ma si impegnava attivamente per incarnare quegli insegnamenti, imitando lo stile di vita dell’insegnante di cui era seguace (sia che fosse Gesù, un Rabbì, o un filosofo).
Un discepolo cristiano è un seguace di Gesù, che imita il comportamento e la vita di Gesù e offre agli altri il suo esempio come modello da seguire (1 Corinzi 11:1).
Il termine “discepolo” generalmente non viene molto usato nel normale vocabolario quotidiano della società moderna, invece negli ambienti cristiani viene usato continuamente. Basti pensare a quante volte abbiamo sentito espressioni come “chiamati a essere discepoli di Cristo”, “camminare come un discepolo”, “fare discepoli delle nazioni”. Probabilmente questi concetti possono intimidire chi non abbia passato tutta la sua vita in una chiesa, ma chi vuole veramente conoscere Gesù, imparerà cosa vuol dire diventare ed essere un discepolo.
2. Influenza di un discepolo
Un discepolo è un allievo o aderente alle dottrine di qualcuno. È una persona che abbraccia gli insegnamenti di qualcun altro, e a sua volta aiuta a diffondere questi insegnamenti. Quindi in un certo senso un discepolo subisce l’influenza del suo maestro e allo stesso tempo esercita un’influenza verso gli altri.
Tutti, in maniera consapevole o talvolta inconsapevole, sono seguaci o discepoli di altre persone.
Non tutti sono discepoli di Cristo o di una fede, ma sicuramente sono discepoli di qualcosa. Forse si tratta di un autore preferito, di un’artista, di un campione sportivo che hai cercato di emulare durante la tua crescita. Forse c’è un collega di lavoro da cui cerchi di imparare. O i tuoi modelli da imitare sono sugli schermi. O magari il tuo maestro di vita è un tuo familiare. Chiunque o qualunque sia la fonte da cui ti fai influenzare per la vita pratica, sappi che sei già un discepolo.
Nel famoso sermone sulla montagna riportato in Matteo 5, Gesù ha descritto quello che dovrebbe essere il carattere di chi vuole essere suo discepolo, spiegando chiaramente che i suoi discepoli avrebbero esercitato una grande influenza sul mondo circostante.
Gesù ha usato tre analogie - il sale della terra, la luce del mondo e una città posta sopra un monte (Matteo 5:13-16) - per descrivere i suoi discepoli. Ciascuna di queste analogie sottolinea diversi aspetti dell'influenza che dobbiamo avere sugli altri e su come il mondo reagirà quando usiamo le nostre parole e le nostre azioni in modo tale da poter avere un impatto positivo sugli altri, conducendoli a Dio e alla Sua verità.
3. Come diventare discepoli
Diventare discepolo significa diventare uno studente a vita, uno studente di Gesù Cristo. Chi vuole seguire Gesù sarà sempre un discepolo e, man mano che riceve un adeguato discepolato, diventa un discepolo in grado di fare altri discepoli progressivamente. Il processo di discepolato inizia interiormente, nel cuore. E il cambiamento interno che avviene nel cuore provoca un cambiamento esterno del comportamento, della mentalità e dello stile di vita di una persona.
Infatti la caratteristica fondamentale del discepolato cristiano é che non siamo chiamati semplicemente a imparare gli insegnamenti di Gesù Cristo, ma anche a viverli personalmente. Un discepolo è una persona che ha deciso di avere una relazione profonda con Gesù e di condurre altre persone ad avere questa relazione. Questa relazione:
Inizia quando fai la tua dichiarazione di fede e chiedi a Gesù di diventare il tuo Signore e Salvatore (Romani 10:9-11, 1 Timoteo 6:12, Ebrei 3:1, Ebrei 4:14).
Procede con la decisione di seguire Gesù, ravvedendosi e battezzandosi (Matteo 3:2, Marco 1:15, Marco 16:16, Atti 2:37-38, Atti 3:19).
Si sviluppa ricevendo la “formazione” del Maestro Gesù, imparando dal suo esempio e insegnamenti (Matteo 11:29, Matteo 23:8, Giovanni 8:31, Giovanni 6:68, Giovanni 7:17).
Si manifesta visibilmente attraverso un cambiamento nel carattere e nello stile di vita, prodotto dall’opera dello Spirito Santo attraverso i suoi frutti (Galati 5:22-23).
Si riconosce dall’amore per gli altri discepoli (Giovanni 13:35) e per il prossimo (Giovanni 13:35) in un modo concreto.
Porta a condividere la propria fede con gli altri e parlare ai non credenti dei cambiamenti che Gesù ha portato nella propria vita (1 Pietro 3:15).
In pratica per diventare un discepolo non basta credere in Gesù, quello è solo l’inizio di una relazione che dura ed è destinata a intensificarsi tutta la vita. Gesù ci chiama a diventare non solo “convertiti”, credenti, ma discepoli. E vuole che continuiamo, come discepoli, a crescere, maturare e portare frutto fino alla fine del nostro cammino in questa vita.
4. Essere un vero discepolo di Gesù
Gesù ha chiarito che essere un suo discepolo richiede una dedizione reale.
Essere un vero discepolo di Gesù non è come misurare un abito per vedere se ti sta bene addosso, ma è una scelta radicale che influenza tutta la tua vita.
Attraverso questo passo di Matteo 16:24 possiamo vedere come Gesù abbia chiarito bene che chi vuole essere suo discepolo, deve essere disposto a fare sul serio:
“Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
Un vero discepolo di Gesù è disposto a:
Rinnegare se stesso
Il termine greco aparneomai usato nel Vangelo ha il significato di “rinnegare” o “rinunciare”. Rinnegare se stesso significa rinunciare alle proprie priorità personali in favore delle priorità di Dio. Ed anche rinuncia - negazione, rifiuto – di cedere alle proprie paure, incapacità e ogni tentazione del peccato grazie alla potenza del Vangelo, credendo che “Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica” (Filippesi 4:13). Nella nostra cultura moderna, il concetto di abnegazione è quasi estraneo. Siamo cresciuti con il messaggio di autostima e di ricerca della felicità personale a qualsiasi costo. Gesù invece intende che chi vuole essere suo discepolo deve essere disposto a sacrificare la felicità, soddisfazione e orgoglio personale in vista delle priorità del regno. La negazione del nostro egoismo inizia dicendo “no”o “aspetta” alle nostre soddisfazioni o piaceri.
2. Prendere la propria croce
Non abbiamo una croce letteralmente, ma Gesù ci sta incoraggiando a portare avanti la sua croce: la sua agenda, la sua missione. E siamo chiamati a farlo ogni giorno (Luca 9:23), non occasionalmente. Qual era la croce di Gesù? Ha vissuto per gli altri ed è morto per i peccatori, offrendo volontariamente la propria vita per la salvezza di chi non lo meritava. Ciò significa che dovremmo essere disposti ad anteporre il bene e interessi degli altri ai nostri. Dobbiamo essere il sale della terra e il messaggio della croce deve essere evidente in noi.
3. Seguire Gesù
Tutti seguono qualcosa o qualcuno. Alcune persone seguono le orme dei genitori o seguono qualche filosofia di vita. Mentre altri seguono il proprio intuito, attingendo da un mix vario che proviene da cultura, religione, amici e famiglia, facendo tutto ciò che ritengono giusto secondo come si “sentono”.
E tu, cosa o chi segui? Chi sono le persone che segui su Instagram o su Facebook? Per chi o che cosa spendi più tempo e denaro?
Nel Vangelo vediamo che Gesù rivolge spesso l’appello “Seguitemi!” (Matteo 4:19, Marco 1:17, Matteo 16:24, Marco 8:34, Luca 9:23, Giovanni 12:26). Ma che cosa intendeva? Per coloro a cui parlava direttamente in tempi biblici, aveva un significato spesso piuttosto letterale. Li stava invitando ad andare con lui, a stare con lui mentre attraversava il territorio, insegnando e guarendo.
Ma quelle parole d’invito sono estese alle persone nel corso dei secoli. Quando vogliamo imparare a fare qualcosa di buono, che sia un mestiere o un'abilità, possiamo apprendere seguendo qualche maestro, trascorrendo del tempo con lui. Stiamo ad osservarlo e ci lasciamo istruire e correggere, facendoci modellare. Artigiani, artisti e atleti affinano e perfezionano le loro abilità in questo modo.
Allo stesso modo seguire Gesù significa stare con lui, facendoci istruire, correggere e modellare a sua immagine. Seguire Gesù non è semplicemente andare in chiesa tutte le settimane e non si fa seguendo un corso online. Sperimentiamo la sua presenza e ascoltiamo la sua voce attraverso la preghiera, l'adorazione e la lettura della Bibbia. Queste pratiche ci consentono di stare intenzionalmente con il nostro insegnante in modo che possiamo imparare a seguirlo. Se dimoriamo nella sua presenza e nella sua parola, siamo veramente suoi discepoli (Giovanni 8:31).
5. Come fare discepoli
Per fare discepoli il prerequisito fondamentale è che devi essere un discepolo.
Dopo la resurrezione, Gesù, poco prima della sua ascesa in cielo, si presentò ai discepoli rivolgendo loro queste parole finali: “Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente. Amen” (Matteo 28:19-20). Queste ultime parole di Gesù erano rivolte a discepoli, e il suo messaggio è stato molto chiaro: “siate discepoli che fanno altri discepoli!”.
Gesù indica nell’ordine le tre cose fondamentali che sono necessarie per fare discepoli:
Andare
Un discepolo è una persona disposta a “andare” a fare altri discepoli. I primi seguaci di Gesù Cristo hanno annunciato coraggiosamente il messaggio di Gesù risorto, trovandosi spesso a subire intense persecuzioni a causa di questo. Eppure, nel giro di un secolo, sono sorte chiese in tutta l'area del Mediterraneo.
2. Battezzare
I discepoli devono sfidare le persone che credono al messaggio da loro annunciato a essere battezzate in acqua, per immersione, secondo l’esempio di Gesù Cristo. La parola stessa “battezzare” deriva dal termine greco baptizo che significa “immergersi” o “impregnare sott'acqua”. Il battesimo rappresenta l'accettazione di Cristo e l'impegno a seguire i suoi insegnamenti. Il battesimo in sé non è ciò che salva una persona, se non è accompagnato da una confessione sincera di fede in Cristo e dalla volontà di applicarsi al discepolato cristiano, ma rappresenta il primo atto pubblico di ubbidienza a Cristo e conferma della propria decisione di diventare un suo discepolo. Il battesimo in acqua oltre ad essere un atto di fede e obbedienza al comando di Cristo, è anche un simbolo della sepoltura e della risurrezione di Cristo. L’ingresso nell'acqua durante il battesimo ci identifica con la morte di Cristo sulla croce, la sua sepoltura nella tomba e la sua risurrezione dai morti (Colossesi 2:12-14). È un simbolo della nuova vita del cristiano: la sepoltura della “vecchia vita” e il sorgere per camminare in una “nuova vita” (2 Corinzi 5:17, Romani 6:4).
3. Insegnare
Un discepolo deve pure insegnare agli altri la via di Gesù. Mentre solo alcuni credenti hanno il dono specifico dell'insegnamento (Giacomo 3:1, Efesini 4:11, 1 Corinzi 12:28, Romani 12:7), tutti i credenti sono chiamati a condividere e “insegnare” ciò che sanno di Gesù con altri che crescono nella loro conoscenza di Cristo.
È interessante notare che Gesù non ha semplicemente detto ai suoi discepoli di insegnare alle persone, ma ha comandato di insegnare alle persone a obbedire. L'obiettivo del discepolo, infatti, è vedere le vite trasformate.
Ciò implica molto più che leggere un libro o anche la Bibbia con un'altra persona. Non comunichiamo e insegniamo solo con le nostre parole, ma anche attraverso il nostro comportamento e il modo in cui viviamo. Fare discepoli comporta una relazione che va al di là di un semplice insegnamento in classe. Richiede il tipo di addestramento che si verifica ad esempio durante un apprendistato in un posto di lavoro o con un personal trainer o un allenatore. Un apprendista impara ascoltando, guardando e partecipando, e man mano, ricevendo sempre maggiore responsabilità nel tempo.
L'antico discepolato era molto vicino a ciò che chiamiamo apprendistato.
Quando si vuole essere discepoli di qualcuno, si seguono le sue orme per diventare come questa persona. Così un discepolo di Gesù è qualcuno che segue diligentemente Gesù Cristo per diventare come Lui.
Nell'ebraismo dell'Antico Testamento, quando i rabbini viaggiavano in Israele, i giovani erano disposti ad attaccarsi letteralmente a loro, seguendoli a piedi. In questo modo potevano imparare da quel rabbino, seguendolo, osservando e imitandolo mentre viaggiava insegnando e predicando, acquisendo così conoscenza delle Scritture, e pure imparando come insegnare e predicare (oltre a molte altre abilità pratiche).
Il discepolato è lo strumento che Dio ha scelto per espandere il suo Regno. Quando trasformiamo un credente in un discepolo, vuol dire che gli abbiamo trasmesso un senso di responsabilità personale per discepolare gli altri. È in questo modo che la Chiesa cresce e il Vangelo trasforma le vite.
6. Quanto dura il discepolato
Il discepolato cristiano è il processo permanente, che dura per tutta la vita, di credere in Gesù Cristo, amarlo e seguirlo in obbedienza alla sua Parola.
Il discepolato cristiano è molto più di un programma o di una serie d’insegnamenti. Piuttosto è un processo continuo di crescita. Una persona dedica tutta la sua vita a Gesù e si dedica a imparare le sue vie mentre cammina, condivide e insegna agli altri questo modo di vivere.
Un vero percorso di obbedienza a Cristo trasforma i valori e il comportamento di una persona e sarà visibile nella vita a casa, nella chiesa e nel mondo.
Perciò il discepolato non può realizzarsi in un tempo definito e limitato, in quanto occorre impegno personale e molto tempo – la propria vita! – per conoscere sempre di più Cristo ed essere modellati sempre più secondo l’immagine del Maestro.
Dal momento che nessuno sarà mai in grado di imparare completamente tutto ciò che Gesù ha da insegnare, né di essere completamente perfetto come Lui, tutti i discepoli di Gesù devono passare tutta la vita imparando da Gesù e seguendo le sue orme. Ovviamente questa non è una giustificazione a rimanere “imperfetti” e cullarsi nelle proprie debolezze, ma significa che nessuno può mai considerarsi arrivato nel discepolato, perché anche dopo tantissimi anni di fede e crescita, c’è sempre da imparare da Gesù - il Maestro - e la Sua Parola. Con la grazia di Cristo è possibile vivere una vita che riflette la Sua presenza in noi, e manifestare i segni di un cambiamento operato dallo Spirito Santo.
Il discepolato cristiano comporta queste tre cose, in modo costante e progressivo:
Relazione
Il discepolato inizia e si realizza nel contesto di una relazione. Gesù non si limitava a fare delle riunioni di discepolato settimanali per quelli che volevano conoscere di più le Scritture e poi li rimandava a casa loro, ma condivideva la vita con i dodici: viaggiavano insieme, spezzavano il pane e condividevano battaglie e vittorie. La vita era la loro aula di apprendimento e la Parola vivente di Dio era il loro precettore.
Certamente gli incontri settimanali di discepolato e studio sono necessari e indispensabili, ma vanno accompagnati da una vera comunione fraterna e condivisione di esperienze spirituali.
2. Intenzione
Il discepolato continua attraverso una ricerca volontaria di Dio e l’impegno personale a crescere nelle sue vie.
Una parte fondamentale di questo impegno richiede di imparare a studiare la Parola di Dio, insieme ad avere una relazione significativa e autentica con Dio, attraverso una vita di preghiera, devozione e adorazione.
3. Trasformazione
Il discepolato conduce a una trasformazione progressiva, conforme all'immagine di Cristo, vista nella vita, carattere e comportamento dei discepoli sempre più chiaramente (2 Corinzi 3:18, Romani 8:9).
Se guardiamo ad esempio in Atti 2:42-47 troviamo un riassunto della vita comunitaria della prima chiesa che mostra un modo di fare discepolato che non ha nulla di accademico, ma comportava una forte trasformazione del proprio stile di vita che riguardava la costruzione di relazioni, il dare finanziario, la preghiera, l'apprendimento, l'adorazione e ogni area della vita: “Essi erano perseveranti nel seguire l'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rompere il pane e nelle preghiere. Ed erano tutti presi da timore; e molti segni e miracoli si facevano per mano degli apostoli. Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano i poderi e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. E il Signore aggiungeva alla chiesa ogni giorno coloro che erano salvati”.
7. Differenza fra “credente” e “discepolo”
Al giorno d'oggi, chiunque crede in Dio e in Gesù probabilmente si autodefinisce un “cristiano”. Ci sono moltissime persone che riempiono le chiese, o molte altre che non frequentano nemmeno la chiesa, che credono che Gesù sia il Figlio di Dio e sia morto per togliere i nostri peccati. Queste persone probabilmente si definiscono tutte “cristiane”. Tuttavia non è detto che tutte queste persone abbiano effettivamente ricevuto il dono della salvezza attraverso Gesù Cristo.
Credere nell’esistenza di Dio non è la stessa cosa che seguire Dio o conoscerlo personalmente. Così come credere nell’esistenza di Dio non è la stessa cosa che avere fede in Dio e in quello che Lui dice. Anche i demoni credono in Dio (nella sua esistenza e verità), ma questo certamente non fa di loro dei cristiani (Giacomo 2:18-20)!
La Bibbia dice che per essere salvati si deve confessare con la bocca Gesù come Signore, e credere nel cuore nell’opera della croce culminata nella resurrezione di Gesù (Romani 10:9-10). La radice della parola “credere” in questo caso è “seguire” e “riporre la propria fiducia”.
Le parole greche che vengono usate nel Nuovo Testamento per rendere i nostri concetti di "fede" e “credere” sono il sostantivo pistis e il verbo pisteuō. Il termine pistis si può tradurre “fede”, ma può anche indicare, fra i vari significati, “convinzione’’, “fiducia” o “fedeltà”.
C’è un’enorme differenza tra la fede nel senso di semplice “credenza” – cioè semplicemente pensare che qualcosa sia vero - e la fede nel senso di “fedeltà”, che comporta non solo il fatto di credere, ma anche di accompagnare questa credenza a un’azione fedele, cioè di fede. L'apostolo Paolo a volte usa il termine pistis e i suoi affini per riferirsi a “credenze” o “assenso intellettuale”. In Romani 10:9 Paolo dice: “Poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi (pisteusēs) nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato”. Qui pisteuō indica l'accettazione intellettuale di due affermazioni. Bisogna credere in due fatti: la signoria di Gesù e la sua risurrezione.
Purtroppo moltissimi che si definiscono cristiani, e che pure frequentano abitualmente una chiesa per anni, riescono a considerare Gesù il loro Salvatore, ma non sempre nei fatti anche il Signore della loro vita. E questo fa una grande differenza. Per realizzare davvero cosa significhi salvezza, Gesù deve essere sia Salvatore che Signore della propria vita.
Un’altra chiarificazione va fatta anche sul significato di “confessare” in questo versetto. Non si tratta, infatti, di una sorta di “formula magica” che si recita e in automatico si riceve la salvezza. Né s’intende che bisogna fare una confessione pubblica davanti agli altri come requisito indispensabile per la salvezza.
Il verbo greco usato per “confessare” è homologeō (ὁμολογέω), che significa “dire la stessa cosa di un altro”, dalle radici homo, che significa “lo stesso”, e logeo, che significa “parlare”. In questo caso significa che la persona deve dire la stessa cosa, essere d’accordo sull’affermazione, - riconoscendone la verità - che Gesù Cristo è il Signore.
“Confessare” in sostanza significa condividere una visione, o ammettere che qualcosa è vero.
È importante anche considerare il contesto in cui Paolo usa il termine homologeō. Paolo sta scrivendo principalmente agli ebrei a Roma (Romani 10:1-3), anche se questa verità ovviamente si applica a tutte le persone (Romani 10:4, Romani 10:11-13). I suoi connazionali ebrei avevano rifiutato la salvezza tramite la giustizia di Cristo mentre cercavano di stabilire la propria giustizia (Romani 10:3). Era necessario che gli ebrei credessero in Gesù Cristo come loro Messia. In altre parole dovevano confessarlo, ammettere che solo Gesù poteva dare loro la giustizia. La confessione, perciò, in questo contesto ha lo stesso significato di “credere”. La confessione, come con la fede, è diretta verso Dio, non verso gli uomini. La questione principale nel contesto è la fede (Romani 10:4, 6, 11, 14, 17).
Un’ulteriore differenza sta poi nell’essere e rimanere semplicemente un “credente” o nel diventare, rispondendo alla chiamata di Gesù, un suo discepolo. Parlando con i credenti, Gesù sfida i nuovi cristiani alla chiamata del discepolato (Giovanni 8:30-31).
Un discepolo è colui che segue un insegnante e cerca di imparare tutto ciò che l'insegnante conosce. Un cristiano è un “seguace delle orme di Gesù”. Ci sono molti che affermano di essere cristiani ma non seguono veramente le orme di Gesù, perciò non sono veri discepoli di Gesù.
Un vero discepolo non è semplicemente una persona che va in chiesa regolarmente, conosce il gergo cristiano e gli atti di culto. Le caratteristiche di un discepolo includono un profondo desiderio di comprendere Dio, la Sua potenza e conoscere cosa Dio vuole fare nella e attraverso la propria vita. Un discepolo studia e segue il Maestro Gesù, cercando di maturare e crescere per diventare sempre più simile a Lui.
Che differenza c’è fra le persone che si definiscono cristiane, e quelle che dimostrano di essere veri discepoli di Cristo?
Una risposta molto semplice è il “prezzo” del discepolato.
La salvezza in Gesù Cristo è un’opera che non può essere guadagnata o “pagata” attraverso opere umane, è un dono gratuito della grazia di Dio, ricevuto per fede. La salvezza non ci costa nulla. Diventare un discepolo richiede un “costo”, come illustrato da Gesù in Luca 14:25-33:
“Or grandi folle andavano a lui, ed egli si rivolse loro e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo. Chi di voi infatti, volendo edificare una torre, non si siede prima a calcolarne il costo, per vedere se ha abbastanza per portarla a termine? Che talora, avendo posto il fondamento e non potendola finire, tutti coloro che la vedono non comincino a beffarsi di lui, dicendo: "Quest'uomo ha cominciato a costruire e non è stato capace di terminare". Ovvero quale re, andando a far guerra contro un altro re, non si siede prima a determinare se può con diecimila affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un'ambasciata per trattar la pace. Così dunque, ognuno di voi che non rinunzia a tutto ciò che ha, non può essere mio discepolo”. Gesù dice che dobbiamo calcolare, prendere in considerazione, il costo per essere veri discepoli suoi (Luca 14:28).
È interessante osservare che nel Vangelo Gesù menziona sette cose che bisogna fare per essere veri discepoli. Così il discepolato si presenta come “condizionato”, perché dipende dal fatto se quelle sette cose avvengono.
Mentre invece la salvezza si riceve per fede come dono gratuito e incondizionato dell’amore di Dio.
Ecco i sette “se” che determinano un vero discepolo. Gesù dice siete miei discepoli se:
Dimorate nella mia Parola (Giovanni 8:30-31).
Dimorare nella Parola vuol dire rimanere in essa, non abbandonarla. Il termine greco meno usato per “dimorare” significa “rimanere”, “stare” o “continuare”. Come il ramo è unito alla vigna, dipende da essa per la sua sopravvivenza e nutrimento, così i discepoli sono connessi a Gesù e dipendenti da lui (la vigna) e la Sua Parola. Solo coloro che rimangono connessi e dipendenti costantemente da Gesù e la Sua Parola, sono suoi discepoli.
2. Avete amore gli uni per gli altri (Giovanni 13:35).
L’amore è il compimento della legge e della volontà di Dio (Matteo 22:37-41). L’amore è il segno riconoscibile dei discepoli di Gesù. 1 Giovanni 4:20 dice: Se uno dice: «Io amo Dio», e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede?
3. Portate molto frutto (Giovanni 15:8).
Non è possibile portare molto frutto con i propri sforzi se non si dimora in Gesù, il frutto abbondante è una naturale conseguenza dell’essere suo discepolo.
Proprio come i rami possono dare frutti solo se rimangono nella vite, così l'unico modo in cui i credenti possono dare gloria a Dio attraverso vite fruttuose è dimorare in Gesù. Il frutto che siamo chiamati a portare include sia il frutto di un carattere trasformato (Galati 5: 22-23) sia la fruttuosità nell'evangelismo quando testimoniamo di Gesù e della sua opera.
4. “Odiate” padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle e persino la vostra vita (Luca 14:26), nel senso che Dio per voi è al primo posto.
NB: È importante spiegare che qui Gesù non ci incita a letteralmente odiare i nostri cari, ma vuole comunicarci attraverso questa espressione la relazione unica che desidera avere con chi vuole seguirlo veramente. Una relazione che supera qualsiasi altra sulla terra, richiedendo che i suoi discepoli siano disposti a una completa devozione e ubbidienza. Il Signore deve essere il numero uno, sopra ogni altra cosa, incluso la nostra stessa famiglia. Nel quinto comandamento Dio dice che dobbiamo onorare madre e padre (Esodo 20:12, Efesini 6:2-3) e anche Gesù dice che dobbiamo amare il prossimo come noi stessi (Matteo 19:19 e 22-39, Marco 12:31, Luca 10:27, Romani 13:9, Galati 5:14, Giacomo 2:8). Ma, in termini relativi, il nostro amore per il Signore dovrebbe essere così forte che, a confronto, sembrerebbe che “odiamo” gli altri.
5. Rinnegate voi stessi (Matteo 16:24).
Per essere discepoli dobbiamo essere disposti a deporre la nostra vita, aspirazioni, desideri, egoismo, orgoglio, eccetera, e anteporre le priorità di Dio alle nostre.
Anzi le priorità di Dio diventano quelle di un discepolo.
Gesù richiede il controllo totale del nostro tempo, risorse, talento e volontà.
Utilizzato nel contesto dell'idea di prendere la croce e seguire Gesù, “rinnegare se stessi” trasmette il senso di una persona che si dissocia dal suo interesse personale per servire uno scopo superiore.
6. Prendete la vostra croce (Luca 14:27).
La croce rappresenta la morte. Tutti abbiamo una croce da portare, abbiamo una chiamata da seguire e un cammino da percorrere, anche quando può sembrare dura o difficile. La vita cristiana non è sempre rose e fiori, al contrario Gesù ha detto che ai discepoli verrà riservato lo stesso trattamento del Maestro (Matteo 10:24-25).
Paolo esortò i romani a presentare i loro corpi come un sacrificio vivente (Romani 12:1). Croce e sacrificio sono parole che descrivono la sofferenza. Un discepolo è disposto a prendere la propria croce, guardando all’esempio del Maestro Gesù, che durante la sua vita sulla terra non si è tirato indietro di fronte al sacrificio, alla sofferenza e alla croce.
7. Rinunziate a tutto ciò che avete (Luca 14:33).
A meno che non sia la chiamata specifica di Dio per la propria vita, non si sta dicendo che tutti dobbiamo dare via tutti i nostri beni e vivere per strada per essere discepoli di Gesù. Ma non dobbiamo essere più attaccati alle nostre cose, considerandole proprietà di Dio. Trattiamo le cose che possediamo come se noi fossimo semplicemente gli amministratori e Dio ne è il proprietario. In questo modo, se succede qualcosa, saremo in grado di dire, come l’apostolo Paolo: “ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo” (Filippesi 4:11). Un discepolo sa quale “ricchezza” scegliere tra Gesù e mammona (Matteo 6:24, Luca 16:13).
In conclusione, ecco i passi necessari se vuoi essere davvero un discepolo di Gesù Cristo:
Credi nel Signore Gesù Cristo.
Diventa suo discepolo e apprendi cosa ha insegnato Gesù.
Obbedisci agli insegnamenti di Gesù e vivili.
Equipaggiati e preparati per poter andare a cercare altri che diventino discepoli.
Vai e trova altri che vogliono diventare discepoli, per vivere come Gesù.
Insegna loro a obbedire a ciò che ha insegnato Gesù.
Preparali per andare e cercare altri che potrebbero diventare discepoli di Gesù (Matteo 28:18-20).